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note dal cinematografo

NOTE DAL CINEMATOGRAFO / Appunti scimmieschi attorno al cinema, i suoi posti.

The Irishman

La sua risata esplosiva, inconfondibile, echeggia energica in ogni scena, la riempie di vita, passione, ironia e leggerezza. Raging Bull, Goodfellas, Casino, The Wolf of Wall Street. Martin Scorsese è evidentemente attratto da storie di ascese vertiginose, uomini laboriosi che indossano completi bislacchi e drammatici declini. Ma come nei suoi precedenti, ciò che rende The Irishman tanto avvincente non sono la cronaca, l’oro corrotto, il sangue sui muri, ma il pane mangiato con le mani, con il vino, la complessa intimità dei rapporti umani e la paura nera negli occhi fermi. Il nuovo lavoro di un regista come Scorsese, accigliato sopravvissuto dell’ultima arte, la più fragile, instabile e mutevole, è ancora un evento che scuote dall’assuefazione all’ordinario. Forse The Irishman non lascerà la stessa cicatrice di altri suoi capolavori, ma l’attesa che la decennale gestazione aveva generato, l’essere sempre stato sull’orlo di non vedere mai la luce o non vedere quella del proiettore, non poteva essere onorata nella maniera più entusiasmante.

 
—acMartin Scorsese, 2019