NOTE DAL CINEMATOGRAFO / Appunti scimmieschi attorno al cinema, i suoi posti.
Fitzcarraldo
Non esiste immagine che meglio ritragga il mestiere del cineasta di quella del mito di Sisifo, obbligato nell’eternità dell’Ade a spingere un enorme masso in cima a una montagna per poi lasciarlo rotolare giù e ricominciare tutto da capo. Non esiste film che dia corpo a quell’immagine in modo più vivido e fisico di Fitzcarraldo. Le più profonde tracce lasciate dall’umanità sembrano venire dalle ossessioni più insane e incomprensibili. Fitzcarraldo è il diario di una pazzia, la cronaca autobiografica di un sogno, o di un tormento. Nello sguardo stoico di Werner Herzog, in quello ardente e alieno di Klaus Kinski, l’impenetrabilità di un mistero e i riflessi di una jungla fitta come la passione che spinge i pochi lassù, verso l’impensabile.