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note dal cinematografo

NOTE DAL CINEMATOGRAFO / Appunti scimmieschi attorno al cinema, i suoi posti.

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Kinetta

Kinetta è il debutto onesto, cinico e nichilista che ci si aspetta—il delirio primo, almeno in veste d’autore, che Yorgos Lanthimos ventenne popola di figure umane in cerca di un ruolo e di personalità, di sonnambuli poco sorridenti e poco loquaci calati in una città polverosa e svuotata come loro, uniti da niente se non dalle rispettive peculiari ossessioni. Lunghi, insistenti silenzi indifferenti alla poesia, appena sfiorati dal tartagliare della cinepresa e tinti da toni minimi e sbiaditi, legano scene estremamente belle ed efficaci a sipari da teatro dell’assurdo, e l’occasionale, appena percettibile umorismo al più profondo niente. Pur cedendo a tutte le tentazioni stilistiche del genere e rispettando diligentemente la più canonica non convenzionalità del cinema indipendente pre-digitale, non è un Lanthimos del tutto acerbo quello che già riesce a provocare con ironia lasciandoci perplessi e disorientati—proprio come i suoi assurdi personaggi.

 
—acYorgos Lanthimos, 2005