Gianni e le donne, e soprattutto se stesso, Gianni Di Gregorio, autore, interprete e personaggio. Un film visto per caso dietro sottotitoli invadenti, screanzati, inopportuni. Gianni è un signore, come gli dicono spesso gli amici, osservatori sinceri occasionalmente paraculo. Così è il cinema di cui si scrive protagonista—discreto, riservato, antiquatamente urbano e per questo, a suo modo, ammaliante. Che bello scoprire, in questo mercato all’ingrosso e all’ingrasso di pulci, cianfrusaglie e sole, penne come quella di Di Gregorio. Che belle le storie che non vanno da nessuna parte, perché già stanno dove vogliono arrivare—dove comodi o a disagio ci troviamo noi tutti.
Il Close-Up al 97 della sinistra Sclater Street è una gemma in una città che ha i più bei cinematografi del mondo. Rivedervi Once Upon a Time in Anatolia di Nuri Bilge Ceylan è stato un privilegio, e così vagare per East London incapace di sentirmi stanco nell’incanto notturno di Bethnal Green Road, Brick Lane, Great Eastern Street. Il buio è come la neve. Che bella l’estate di ottobre in città. Che bella Shoreditch ancora densa e viva, ancora di più. Eppure com’è cambiata. E com’è cambiata Old Street, brutta come sempre, ma in un modo diverso, più generico e inumano. Chissà se c’è ancora il pool, e che fine hanno fatto i malicristi che dieci anni fa vi bighellonavano con intento. A cominciare da me.