NOTE DAL CINEMATOGRAFO / Appunti scimmieschi attorno al cinema, i suoi posti.
Zama
In piedi sulla sabbia, meravigliosamente di profilo a contemplare il mare piatto, assorto nella lenta e remissiva presa di coscienza dei propri limiti di burocrate, uomo, padre, puttaniere—e dell’assurdità della tronfia cultura che rappresenta per necessità e mestiere, nello sconcerto più irreversibile.
Don Diego de Zama. Il vigoroso corregidor, il giudice retto e risoluto. Colui che ha portato la pace tra gli Indiani e fatto giustizia senza sguainare la spada. Ma anche l’uomo disperato, perso e lontano, consumato dall’atroce solitudine di un dio nato vecchio che non può morire.
Lucrecia Martel esplora ancora una volta l’intimità di una creatura alienata, il suo dialogo spezzato con un mondo cui appartiene, ma che non è più suo—e lo fa con una sensibilità non comune, lasciandoci uno dei più bei film di questo tempo.