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note dal cinematografo

NOTE DAL CINEMATOGRAFO / Appunti scimmieschi attorno al cinema, i suoi posti.

Devs

Lo stato in cui sono. Qualche giorno fa ho iniziato a vedere una serie televisiva. Tristo, rabido, perduto, non ero dell’umore di dedicarmi ad altro. Del primo episodio non ho capito molto, ma essendomi il tema relativamente familiare—determinismo, libero arbitrio—ho attribuito la débâcle alla mia inesperienza in fatto di serie e deciso che sarei comunque andato oltre. Stoicamente, appunto. Il giorno successivo, cercando il secondo episodio, mi sono reso conto che quello che avevo visto non era il primo, ma l’ultimo.
Devs di Alex Garland è un capitolo secondo—dopo Ex Machina—sul delirio di onnipotenza indotto dalla tecnologia e incoraggiato dalla diffusa tendenza a cercare messia tra le menti lungimiranti che la promuovono, la diffondono, oppure la vendono. La filosofia è l’esercizio del pensiero nella cui incoscienza l’arte beve e la vita si avvelena.
Devs riesce a descrivere l’inevitabilità del dialogo tra filosofia e scienza, ma stenta a dargli un ruolo narrativo, lasciando piuttosto che sia la sua altra anima di thriller a condurre. Più convenzionale di quello che speravo, resta un’intrigante riflessione sulle distopie che la cultura contemporanea ingenuamente corteggia e, in qualsiasi ordine per sventura o proposito lo si finisca col vedere, il lavoro eccellente di un autore brillante, ferocemente affamato.

 
—acAlex Garland, 2020