Entra alle nove in punto con la falcata che tutti sanno, meno gagliarda di come la ricordino. I suoi commensali lo precedono di poco secondo una danza che pare ogni giorno meno casuale. Seduta al suo fianco gli legge la carta sottovoce mentre la sala si domanda chi lei sia. Fissando dalla montatura quadrata lo stesso punto della tovaglia della sera prima, ascolta chino e immobile la lista finché con un cenno del capo sancisce laconico il compimento del rito, e quindi l’ordine. Gli altri si alzano per il tavolo degli antipasti mentre sistemando il tovagliolo nella scollatura dell’enorme camicia di lino comanda un calice di rosso. Solo al tavolo per qualche minuto, è vecchio e bianco d’un tratto. Cent’anni di sorrisi e di canzoni sulla schiena per questo sorso di vino lento, silenzioso, privato. Sua santità, senza ironia, buona cena.