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gente e strade

Cimitero di carta

Pochi capelli su un ovale bucato da occhi simmetrici, indossa un vistoso anello d’argento e un bracciale nero di plastica. Guardo meglio—una croce senza Cristo il primo, un contapassi il seecondo. Mi chiede qualcosa che dal silenzio delle cuffie spente non comprendo. Rispondo con un suono sordo e spaventoso che invece di funzionare lo convince a sedersi di fronte a me. Facendo del tavolo uno stonato tamburo, vi posa entusiasta i suoi grassi tomi, ma senza aver letto una riga intera, lo vedo accasciarsi molle su un lato e chiudere gli occhi tragicamente. Delle migliaia di libri sugli scaffali attorno a noi deve aver scelto quelli sbagliati.
C’è qualcosa di poetico nel morire leggendo, ma ho gli occhi troppo stanchi per metterlo a fuoco. Li chiudo anch’io per un attimo, pensando che in fondo, una libreria, è proprio quello che a volte sembra—un brulicante cimitero di carta.


 
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