In un ristorante pieno come un venerdì sera, il pianista suona nell’angolo vicino alla finestra e nessuno l’ascolta. Il rumore di fondo è un motore acceso che appanna i vetri e procura la mezza sordità dei locali affollati. L’adone in grembiule che corre tra i tavoli, serve col garbo di chi è troppo alto per il mestiere. Quando passa vicino al piano, scambia due parole col tapino musico e gli prende il posto. Ci vogliono poche note perché la sala si fermi. Qualche tintinnio di posata fa eco alle ultime voci che si spengono. Le conversazioni rimangono sospese in qualche ridicolo luogo, mentre le corde sorprendono e muovono anche il più gretto degli increduli, famelici astanti.