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le scimmie

Un lampo nero

Era la veglia muta e cobalto di una notte calda su una terra arida. In un cortile, un vecchio cane peloso con un nome difficile da ricordare dormiva il sonno inquieto e mezzo delle bestie. Si sentivano soltanto la luna e i rumori segreti che il giorno ignora. Poi un lampo nero. Una frustata di muscoli e fibra. Venne da fuori, saltò il muro di cinta, atterrò nel cortile. Il cane sussultò e si inchiodò gobbo sulle quattro zampe. Un leopardo. Il confronto fu immediato e feroce. I due si azzuffarono rotolandosi nella polvere senza un guaito, un ruggito, né sangue. I loro corpi si unirono rivolvendosi primordialmente come quelli di due amanti che si prendono. Finché al culmine dell’impeto un balzo decisivo e un morso alla gola strozzarono la danza. Il cane si trovò a terra penetrato dalle zanne ferme del rivale, mosso solo dallo stento del proprio respiro. I due animali rimasero immobili nella bellezza statuaria della furia e del dominio, illuminati appena da distinguere le reciproche pulsanti sagome. Quando non ci fu più dubbio su chi fosse re, il leopardo allentò la presa. Così come era apparso, si lanciò fuori oltre il muro e tornò a non essere mai esistito. Il cane si accucciò senza leccarsi il pelo stracciato sulle percosse, guardò il cortile vuoto col muso sghembo e tenne a lungo gli occhi aperti. Forse aspettando il momento, venuto il giorno, in cui la registrazione della telecamera a circuito chiuso avrebbe raccontato l’incredibile come lui non avrebbe mai potuto.


 
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