Preso da chissà quale sentimento goliardico, accettai l’invito di alcuni sbandati a vedere 300 di Zack Snyder al cinema. Era un inizio di primavera di una decina di anni fa, quando il film venne finalmente a soddisfare la curiosità di chi dallo scantinato degli effetti speciali ne sentiva parlare da oltre un anno.
Mosso da oscure e inconsapevoli rivalse coniugali—più merda io di quanto avrei scoperto essere il film—convinsi la mia affezionata complice ad accompagnarmi. Le promisi soldi e gioia eterna.
Seduti una di fianco all’altro genuinamente liberi da ogni pregiudizio, eravamo determinati a fare gli spettatori seri. Quelli che seguono la proiezione con gli occhi sbarrati e non si muovono nemmeno per cercare l’ignoto nelle narici. Quelli che comprano i bidoni di popcorn e li fanno cadere tra i piedi prima ancora che si abbassino le luci dicendo sottovoce cristo.
Seguimmo la prima parte del film ignorando il naturale germogliare delle prime inevitabili perplessità, ma nella penombra bluastra della scena di sesso, sul raglio asmatico dell’estro spartano, non riuscimmo a trattenerci e scoppiammo all’unisono nella più cafona crisi di riso.
Le scene di sesso sono quasi sempre un disastro. Molti autori le evitano, altri vi inciampano rovinosamente. Pochi, a mia memoria, quelli che hanno saputo affrontarle con disinvoltura. Ma questo lato maldestro del cinema nasconde una confessione. Nel tentativo di dire l’opposto, l’uomo ammette di pensare che il sesso—così come lo si fa, così come ci viene—non è bello da vedere. Metà ingenuo, metà arrogante, prova quindi a reinventarlo con superflua e sconveniente creatività senza venire a capo di dove infilare la macchina da presa, né come porsi in quanto narratore.
Ci piace raccontarci adulti e fichi, ma la realtà è che a letto, che si dorma, si legga o si faccia l’amore, si è tutti come il dottore di Volonté nell’Indagine di Petri, bambini. E il cinema, la più immatura e puerile delle arti, il posto dove più che altrove giochiamo a fare i grandi, ce lo ricorda puntualmente, con involontaria, impietosa sfacciataggine.