Vorrei sentire l’aria fresca
quando si muove lentamente
per non svegliare il sole,
il suo peso ad agosto.
Essere ingenuo come lei,
pensare che il primo ossigeno
possa durare fino a sera
e solo allora
con me morire.
Vorrei sentire in lontananza
un’ape di ferro spetazzare
sull’arida erta del cimitero,
smadonnare i colpi persi
giunta quasi a scollinare
e infine farcela
come un giorno qualunque
messo in terra da iddìo.
Un’ape al lavoro mentre sto fermo
non meno in affanno
matita in pugno e i fogli sul tavolo.
Solo ora
non più di un secondo
vorrei stare su quella terrazza
per sempre al mare.
La carta vuota
i campi gialli ardenti
e senza timore aspettare.