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gente e strade

Sinner

Indossa anfibi più pesanti di lei e una tuta mimetica nobilmente scollata. Una larga cintura zebrata le stringe la vita. È truccata come Marilyn Monroe, e di Marilyn ha la luce, la pelle lattea e il piccolo neo a sinistra delle labbra, rosse e incandescenti. I riccioli d’oro spuntano dal foulard color cipria che le incornicia il viso. Un cappellino nero da baseball le copre il capo. Su quest’ultimo, la scritta SINNER, ma non ci credo nemmeno per un istante.
I riflessi iridati dei lunghi pendenti le sfiorano le guance appena rosate mentre in un solo gesto felino si siede, fa scivolare l’enorme borsa dorata in grembo, ne estrae un libro, e reggendolo a due mani come farebbe una bambina, quasi abbracciandolo, vi si immerge. Non leggo il titolo, ma intravedo una parola sul dorso, FASHION. Ciò che le sta attorno scompare, se mai è esistito. La mia nuova amica sorride con tutto il corpo. Sorride dei sogni sospesi in quel tempo inafferrabile non ancora consumato dal desiderio. E io sorrido con lei, abbassando gli occhi sul mio.


 
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