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gente e strade

Naso di ferro

Questi due individui oltre la finestra dall’altra parte della strada sono alti, dinoccolati e denutriti. Seduti sui gradini a scacchi di un portone, sono immersi anima e corpo in una vivace conversazione. Quello col naso di ferro avvalora le sue ipotesi aggiustandosi la coppola ad ogni asserzione. Quello con le sopracciglia folte, spostando le stampelle all’altro fianco, poi rimettendole dov’erano prima. Il loro gesticolare è sincero, indifferente al passaggio perpetuo di viandanti e mangiafuoco. La loro verità ha il peso assassino della città. È la musica che non si sente, la voce dei matti che hanno ragione. Poi uno si alza e si allontana. Non saluta, non importa, tornerà. Torniamo tutti. Rimasto solo, lo zoppo muove i trampoli ancora una volta, si accende una sigaretta, si passa la mano nera sulla coccia rasa, e sputa. Troppo da fare, da dire. Troppo poco tempo.


 
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