Regent Street è una via lattea. Entro all’ora peggiore nel negozio più bianco della città, tanto più gremito di fedeli nel periodo dell’anno meno adatto per visitarlo. L’Apple Store a metà dicembre. Il commesso che ride in polo rossa sulla porta mi chiede come sto, gli dico cosa voglio. Mi raccomanda al perito barbuto due tavoli oltre, che prende il mio ordine pregandomi cortesemente di avere pazienza. Dopo molto meno di un minuto da che ho messo piede nella basilica, ho nella borsa quello che ero venuto a cercare e tre nuovi importanti amici. L’ultimo di questi, il contabile cicciotto, mi stringe la mano e si scusa contrito per la lunga attesa. Non so di cosa stia parlando. Lo rassicuro con parole semplici riguardo al disturbo non recato e scappo, prima che ciò lo incoraggi a proseguire con qualche altra bizzarria protocollare. Quello di questo millennio è un consumismo emotivo e affettuoso che abbracciando con garbo vince sul tempo, e quindi su tutto.