Natale è la festa prima della quale la gente sente il bisogno irrefrenabile di salutarsi. Nel nome di questa ambiziosa sfida si prendono così quei mille impegni sociali in due settimane che pur di fronte all’evidente impossibilità, per qualche atavica pulsione civile, non si resiste dal cercare e a stento si osa disdire. Si aspetta quindi fino all’ultimo, sperando che uno dei due ceda e si ritiri. Perché qualcuno crolla sempre, solitamente il più forte, essendo questo l’unico tipo di competizione estrema non violenta in cui è il più debole a manifestare la maggior tenacia. A quel punto sarà una esplosione orgasmica di reciproca, ma taciuta, riconoscenza. Ci si scambieranno per adrenalina auguri eccessivi, gonfiati dal sollievo più genuino per la decaduta incombenza. Poi finalmente si pronuncerà la frase più importante, quella che autorizzerà le due parti a ignorarsi senza dispiacere alla coscienza fino al dicembre successivo—facciamo con calma dopo le feste.