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Clark Gable

Un messo suona alla porta. So che si tratta di un pacco. Quando c’è un pacco è sempre una festa anche se conosco, come in questo caso, il contenuto—una confezione di ventiquattro pile AA, come A. A. Gill.
Scendo le scale eccitato. Quando apro, il corriere si è già allontanato di qualche passo per limitare la promiscuità. Non devo firmare niente, mi chiede la data di nascita. Ventisei, dodici, settantacinque. Poi un chiarimento, millenovecento? Non saprei cos’altro, ma sto al gioco—millenovecento. Sembri ancora giovane, osserva trascrivendo con un cenno di capo. Non so che dirgli. Comunque ringrazio e senza volerlo sorrido, segretamente incoraggiando l’ammiccante seduttore in polo rossa ad andare oltre. Ma lui si gira. Spietato come Clark Gable balza sul muscoloso mezzo e con un afono ruggito del motore se ne va.
Mentre risalgo le scale con qualche anno in meno e ventiquattro pile in più, ripenso al commento e lo rileggo—se giovane sembro, è perché giovane non sono. Vedi che stronzo. La prossima volta le pile le compro al supermercato, dove i commessi hanno molto più tatto.

 
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