In questo bosco
Le mie impronte
in questo bosco
vengo a cercare
a trovarle fresche.
Vi porto a morire un dio malsano
a mendicare un uomo folle.
I pensieri
come persone a seppellire
perché altri ne nascano
ancora.
Addio conducente
Addio conducente.
Il suo cenno tagliato
da un riflesso di plastica
e non fa freddo.
Mi guarda nuda da una panchina
una ragazza sola con il cappuccio azzurro.
Piatta silente senza corpo
la mia ombra incompiuta le scivola addosso.
Sono lunghi e storti i corridoi della notte.
Nel sottobosco hanno sparso
un trito di foglie, di legno fresco.
Profumo incanto di vaniglia e mandorla
quasi erba di dolci illusioni
quasi casa.
Madonna minore
La necessità dell’assurdo
seme infertile di incoerenza.
Sospettare la via del senno,
scavando a gomiti quella del cristo.
Il tempo verme in cui indisponente striscio
verboso e molesto con chi ridendo mi ama.
E con la pagina, su cui in versi rotti sputo sale e ruggine.
Quello in cui sono più vivo,
per cui farò ammenda perché vergogna è vita
quando il buco del cesso sarà più largo delle mie spalle.
Perché è quello che sono, e non mi sbaglio,
una madonna minore senza velo, senza mutande.
Felicità dei sassi
La gioia del pensiero,
dell’essere vivente unica fonte
di paura e di ansia—
insoddisfazione
incomprensione
odio rabbia e disagio.
Paradosso delle creature pensanti
è la felicità incontaminabile dei sassi,
unica vera sconosciuta e possibile.
Vorrei tremare
Vorrei tremare
non essere indifferente
al profumo del fango
e le foglie bagnate.
Senza pensieri a muovere gli arti
per una volta alla fermata aspetto
invece di usarli.
Hanno più sonno di me le mie dubbie ossa
più sonno che fame la mia carne concia.
Vorrei una coperta e un libro.
Silenzio voci, silenzio catene.
E più di tutto il mio antico rumore.