—ac
FranzKline_LeGros_1961.jpg

stanze

Colney Hatch Lane

C’era un ristorante cinese su Colney Hatch Lane.
Sono rimaste l’insegna, una poltrona, un materasso vecchio.

Umido azzurro con le righe bianche
come i materassi tristi ripudiati dai sonni.

Vi passano davanti una giovane coppia e un passeggino.

Si fermano a guardarlo
a sentirsi vicini senza parola
e le teste immobili incapaci di un cenno.

Nient’altro che sabato
lento di ombre sbiadite
di nuvole chiare in moderata fuga.


—ac
Il mondo da sotto

C’è una casa abbandonata
fatta di sassi bagnati.

Le finestre sbarrate
da legno e ruggine.

Con un calcio le sfondo
come un gatto entro.

Mi siedo vecchio
sul primo gradino,
di tanti un inizio
uno stupido inganno.

Respiro la polvere
del passato lo sterco,
poi guardo in basso
il soffitto tra i piedi.

Uno squarcio di lama
nel cielo bianco,
il mondo da sotto
che non sa dove sono.


—ac
Apecar

Vorrei sentire l’aria fresca
quando si muove lentamente
per non svegliare il sole,
il suo peso ad agosto.

Essere ingenuo come lei,
pensare che il primo ossigeno
possa durare fino a sera
e solo allora
con me morire.

Vorrei sentire in lontananza
un’ape di ferro spetazzare
sull’arida erta del cimitero,
smadonnare i colpi persi
giunta quasi a scollinare
e infine farcela
come un giorno qualunque
messo in terra da iddìo.

Un’ape al lavoro mentre sto fermo
non meno in affanno
matita in pugno e i fogli sul tavolo.

Solo ora
non più di un secondo
vorrei stare su quella terrazza
per sempre al mare.

La carta vuota
i campi gialli ardenti
e senza timore aspettare.


—ac
Scarpette verdi

È l’ora delle befane
delle volpi e dei profeti.

È ancora presto per volare
dove le foglie diventano nere
e dove il vento
altro non porta
che il loro lamento.

Ballerine verdi pesino ora
più di te che sei aria
e del grido brutale
che ti vuole rapire.


—ac
Dense lacrime

Ho sognato un mostro
contorcersi in volo
a morsi strapparsi le ali
e precipitando furiosamente
ingoiarne affamato
i brandelli roventi.

Ho visto un angelo
dal volto serio
le catene ai piedi.

L’ho visto picchiare
coi pugni chiusi
il vetro di là da un atroce specchio.

E senza mai smettere di guardarmi
piangere dense lacrime rosse.


—ac